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Caffè espresso: il rito italiano candidato all’Unesco come patrimonio immateriale dell’umanità

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Il Caffè è una scusa. Una scusa per dire a un amico che gli vuoi bene” diceva il grande Luciano De Crescenzo. Gusto, intensità, profumo: l’essenza del caffè si lega intrinsecamente alla città di Napoli.

C’è chi lo preferisce amaro perché sostiene che così lo assapora meglio e chi, invece, tra i più golosi, adora prenderlo con abbondante zucchero.

La parola “caffè” ha origine dal turco “kahve” che a sua volta deriva dall’arabo “qahwa”: la pianta era la Coffea arabica, che insieme alla sua variante Coffea robusta viene ancora oggi usata in tutto il mondo per produrre gli adorati chicchi di caffè.

E’ però in particolare a Napoli che si è sviluppata la tradizione dell’espresso: non c’è napoletano che non dia inizio alla sua giornata con un’ottima “tazzulella” di caffè.

L’introduzione del caffè a Napoli si deve a Maria Carolina D’Asburgo-Lorena, sposa nel 1978 di Ferdinando di Borbone, che introdusse nella città partenopea un’usanza già presente a Vienna.

Il passo fondamentale per la preparazione dell’autentico espresso fu però compiuto con l’invenzione della “cuccumella”, la caffettiera napoletana inventata dal francese Morize nel 1819 che alternava il metodo di preparazione per decozione alla turca al metodo di infusione alla veneziana, con un sistema a doppio filtro.

Il vero segreto è tutto racchiuso nella miscela napoletana e nella sua particolare tosatura che le conferisce una più scura colorazione.

Nel corso dei secoli il caffè a Napoli è diventato una vera tradizione, un rito che si ripete e non solo per il gusto unico della bevanda ma per lo stesso piacere di poterla assaporare insieme alle persone più care.

Il Mipaaf ha così presentato la candidatura a patrimonio culturale immateriale dell’umanità del Rito del caffè espresso italiano tradizionale, che è anche vera e propria arte, e in subordine quella della Cultura del caffè napoletano, realtà tra rito e socialità.

Si è infatti conclusa oggi l’istruttoria delle proposte di candidature che ha portato il Rito del caffè espresso italiano tradizionale e la Cultura del caffè espresso napoletano ad essere già inserite nell’Inventario dei Prodotti agroalimentari italiani (Inpai).

Il Gruppo di lavoro Unesco del Mipaaf ha deciso all’unanimità di proporre le candidature e di inviare la documentazione alla Commissione Nazionale dell’Unesco che dovrà decidere l’avvio del procedimento per l’inserimento nel patrimonio immateriale dell’umanità di un elemento che ha importanti risvolti culturali, sociali, storici e di tradizione.

Dopo la scadenza del termine per la presentazione delle candidature, prevista per il 31 marzo, l’Unesco sarà chiamata a pronunciarsi sulla proposta di candidatura.

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Putin: “Possibile tregua in Ucraina per le prossime Olimpiadi”

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Il presidente della Russia, Vladimir Putin, ha confermato di aver parlato con Xi Jinping, l’omologo cinese, circa la possibilità di una tregua in Ucraina in concomitanza delle prossime Olimpiadi.
Anche se il presidente ucraino Voldymyr Zelensky si è mostrato alquanto scettico su questa evenienza.
Il presidente Xi Jinping ha detto che la Cina “sostiene la convocazione di una conferenza di pace internazionale riconosciuta da Russia e Ucraina al momento opportuno con pari partecipazione e discussione equa di tutte le opzioni”.

Russia e Cina s’impegneranno a rafforzare i legami militari, in base alla dichiarazione congiunta firmata a Pechino dai presidenti Vladimir Putin e Xi Jinping.

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Filippo Mosca: la Corte di Appello rumena conferma la condanna

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La Corte di Appello, in Romania, ha confermato la condanna a 8 anni e 3 mesi di reclusione nei confronti di Filippo Mosca e Luca Cammalleri.
I due giovani, originari di Caltanissetta, sono rinchiusi nel carcere di Porta Alba, a Costanza, in Romania, da oltre un anno, con l’accusa di traffico internazionale di stupefacenti.

Stessa condanna per una ragazza italiana la cui identità è ignota.

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Dopo 35 anni, torna in vita l’antenato di Google: si chiama ‘Archie’

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Con un’operazione tecnologica all’insegna della nostalgia, degli sviluppatori di The Serial Port hanno fatto tornare in vita quel che fu il primo storico motore di ricerca web ‘Archie’, in pratica l’antenato di Google.
Il sistema Archie fu sviluppato, nel 1989, alla McGill University School of Computer Science (Canada) da Alan Emtage, Bill Heelan e Peter Deutsch: è un sistema che permette di effettuare una ricerca di file su server FTP anonimi.
Con l’avvento di Yahoo e Google, però, finì nel dimenticatoio.

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